La caduta degli dei

 

 

di Giuseppe Palazzolo

Quante volte ascoltando gli ultimi album degli U2, di Ligabue o degli Aerosmith (e potrei continuare all'infinito...), non abbiamo pensato dentro di noi "carino, ma hanno fatto cose migliori..."? Tuttavia ogni volta che questi artisti fanno qualcosa di nuovo, ci fiondiamo nei negozi di dischi, attratti più dal loro nome e dal glorioso passato che dalla semplice musica. E' normale che band con più di venti anni di carriera alle spalle possano fare qualche passo falso, o abbiano poca ispirazione; ma a questo punto mi chiedo perchè un gruppo come i Deep Purple, che negli anni 70 è stato tra i pionieri dell'hard-rock, si ostini a fare album, suonati ottimamente per carità, ma privi di quel guizzo vincente dei bei tempi; anche se non si fossero riuniti, nel 1984, sono sicuro che la loro fama non sarebbe diminuita di un grammo, perchè gli album di questi ultimi venti anni non hanno aggiunto nulla di meritevole alla loro grandezza. Lo stesso vale per i Rolling Stones, che non pubblicano un album degno del loro nome dal 1972 (lo storico Exile On Main St.). 

Spesso dietro a queste "carriere prolungate oltre la decenza", ci sono motivi economici, più che artistici, non per caso in questo periodo stiamo assistendo alle reunion di alcuni gruppi degli anni 80 come Duran Duran e Europe, che già di artistico avevano ben poco nei loro anni migliori, figuriamoci adesso... O semplicemente alcuni artisti non accettano il fatto di aver fatto proprio tempo, e cercano di rimanere sulla breccia a tutti i costi. Tutto ciò a volte sortisce l'effetto contrario: invece di incrementare la prorpia fama, si finisce col diventare una caricatura di sè stessi, buttando fango sul proprio nome: così hanno fatto gli Who, continuando a suonare nonostante la morte di due membri del gruppo. Per molte band del passato sarebbe stato meglio sciogliersi mentre erano all'apice del successo, piuttosto che imboccare l'inevitabile viale del tramonto.