Disco: Burn
Band: Deep Purple
Anno: 1974
Genere: Hard Rock, Blues
Voto TheSubwoofer: 7,5
Componenti:
David Coverdale: Voce
Rictchie Blackmore: Chitarra
Jon Lord: Organo Hammond
Glenn Hughes: Basso; Voce
Ian Paice: Batteria
Tracklist: 01. Burn
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Dopo i litigi che portarono all'allontanamento di Ian Gillan e Roger Glover, Blackmore chiama alla sua corte David Coverdale, commesso con l'hobby del canto, e Glenn Hughes, ex bassista dei Trapeze e dotato di una gran voce. E i fans dei Purple hanno di che rallegrarsi dopo il deludente "Who Do We Think We Are": il cambio di formazione infatti, ha sortito l'effetto di risvegliare la creatività di una band giunta allo stremo. Nella title-track Blackmore tira fuori dalla sua Strato uno dei riff più hard del periodo, mentre il solito Paice rulla come un forsennato; è vero, non ci sono più gli acuti stratosferici di Gillan, ma la voce nera e bluesy di Coverdale si adatta benissimo al sound minaccioso del pezzo. La seconda traccia, "Might Just Take Your Life", è sorretta da un corposo riff dell'Hammond di Jon Lord: qui comincia a sentirsi la passione per il blues di Coverdale; passione che prenderà il sopravvento in "Mistreated", un lungo blues dal cantato sofferto e intenso, con un finale ricco di pathos grazie all'assolo drammatico dell'"Uomo In Nero". Ma la perla del disco è sicuramente "Lay Down Stay Down", un brano trascinante, fatto di "stop & go", in cui Coverdale e Hughes duettano a distanza. "Sail Away", "You Fool No One" e "What's Goin' On Here" dimostrano quale sarà la strada che di lì a poco intraprenderà la band, soprattutto dopo la partenza di Blackmore: il funk-rock. Il disco si conclude con uno strumentale di 4 minuti, ""A" 200": un esperimento dei vari effetti dell'Hammnod e nulla più. Sicuramente un buon disco di hard rock, ma siamo lontani dai momenti epici raggiunti con "In Rock" e "Machine Head". |