TheSubwoofer

Recensione

 

Disco: How To Dismantle An Atomic Bomb

Band: U2

Anno: 2004

Genere: Pop-Rock

Voto TheSubwoofer: 6

Componenti:

Bono Vox: Voce

The Edge: Chitarra

Adam Clayton: Basso

Larry Mullen Jr.: Batteria

 

 

Tracklist:

01. Vertigo
02. Miracle Drug
03. Sometimes You Can't Make It On Your Own
04. Love And Peace Or Else
05. City Of Blinding Lights
06. All Because Of You
07. A Man And A Woman
08. Crumbs From Your Table
09. One Step Closer
10. Original Of The Species
11. Yahweh

 

Quattro anni sono passati dall'ultima fatica degli U2, ma adesso l'attesa è finita: Bono ha finalmente messo da parte i suoi vari impegni umanitari, e si è chiuso in studio con gli altri tre membri, ritorvando la voglia di rockeggiare tipica dei ventenni. Il disco in effetti è un "ritorno alle origini", proprio come veniva presentato alla vigilia, con pezzi che richiamano alla memoria i primi tre dischi della band: i riff di The Edge sono tornati in primo piano, così come il basso pulsante (anche se il giro di "With or without you" aleggia un pò dappertutto). Ce ne accorgiamo subito con "Vertigo": la canzone è una di quelle che cattura al primo ascolto, ma alla lunga stanca, e soprattutto sa di "già sentito", insomma niente di particolare. Ma l'album forse ha i suoi punti forti nelle ballate, da sempre dominate dalla voce suadente di Bono; ecco allora arrivare "Sometimes you can't make on your own" dedicata dallo stesso Bono al padre recentemente scomparso, oppure "City of blinding lights" con un ritornello molto energico. In "One step closer" (titolo suggerito a Bono da Noel Gallagher), ci sono addirittura degli echi elettronici che ricordano vagamente "Zooropa", e creano una atmosfera quasi mistica. Il rock 'n' roll riaffiora prepotentemente in "Love and peace or else", dove si nota la collaborazione di Brian Eno per quanto riguarda le tastiere, e soprattutto in "All because of you", un brano dal piglio quasi punk.
L'impressione che si ha a fine disco è quella del classico bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: un album piacevole, ma nulla di trascendentale, e dagli U2 è lecito aspettarsi qualcosa in più. E' il disco-riassunto di 25 anni di carriera: ci sono il rock degli inizi, le solenni ballate AOR del "periodo americano" e persino qualche reminescenza elettronica; ma sembra un lavoro troppo perfetto e levigato, un pop-rock di maniera, privo di passione. Del resto dopo aver scritto canzoni come "Pride" o "One" continuare sugli stessi livelli è difficile, se non impossibile.
In sintesi può definirsi come un incrocio tra "War" e "The Joshua Tree", senza tuttavia possedere la rabbia del primo e la maestosità del secondo.

Giuseppe "Heartbreaker" Palazzolo